C'era una volta la Contea di Celano, il cui democratico governo era affidato al Sen. Filippo Piccone appartenente ad una delle più grandi famiglie d'Italia: il popolo delle libertà!
Sembra l'inizio di una storia medioevale, in cui i signori del feudo avevano la libertà di disporre a proprio piacimento dei vassalli. Bhè non siamo nel medioevo, ma la situazione è pressapoco identica.
Il mercato dell'energia (CIP 6) è ormai il futuro dell'economia e questo lo sa bene anche la giunta comunale di Celano guidata dal Senatore Piccone, infatti dopo aver tentato con le biomasse, ora la scalata nel mondo dell'energia prosegue con il fotovoltaico. E il tutto sempre in maniera rigorosamente democratica e trasparente. Circa 120 agricoltori celanesi si sono visti recapitare una lettera di esproprio dei terreni, terreni attualmente produttivi e coltivati. Questi erano stati donati in passato come onoreficienza ai reduci di guerra per aver onorato la Patria durante i due conflitti mondiali. Adesso il comune li vuole indietro per costruire un impianto fotovoltaico. Inutile dire che per gli agricoltori è stata una vera e propria mannaia, ma non c'è da temere perchè fra 20 anni quando sarà esaurito il ciclo di vita dell'impianto, i terreni potrebbero tornare ai legittimi proprietari, bisogna solo decidere le modalità del reintegro e a questo ci penserà un tecnico della Regione Abruzzo (servizio Foreste demanio civico e armentizio) che procederà ad effettuare il verbale di sommaria istruttoria per il reintegro dei terreni, e il verbale sarà redatto anche in assenza delle parti.
Peccato che si siano dimenticati di dirvi che restituire un suolo all'agricoltura non è cosa semplice: Gli impianti fotovoltaici posti su terreni rischiano di ridurre fortemente l’attività fotosintetica e la biodiversità, con impoverimento progressivo del tenore di carbonio nel suolo e di biomassa emergente: la conseguenza più evidente è l’emissione anziché la fissazione di CO2 climalterante (il suolo rappresenta il maggior pozzo di assorbimento di carbonio): questione paradossale, per una tecnologia che punta a ridurre le emissioni climalteranti.
Perchè dunque occupare suolo agricolo per realizzare impianti che potrebbero trovare una più opportuna collocazione sugli edifici o sugli immobili agricoli? Semplice gli impianti a terra hanno un costo minore, ma non è accettabile ricorrere ad una fonte energetica rinnovabile consumando un’altra risorsa non riproducibile come il suolo.
Siamo tutti d'accordo sul fatto che il fotovoltaico è un bene prezioso per il futuro, ed è giusto che venga incentivato e promosso, ciò che invece non è eticamente e moralmente accettabile è che con la scusa della salvaguardia ambientale si sta facendo un vero e proprio assalto al pianeta! Questo si chiama consumo di territorio. E nella Marsica troppo spesso si sta correndo questo rischio.
Da bambina la maestra mi aveva insegnato che la roba che viene regalata non si deve richiedere indietro. E' evidente che il sindaco Piccone e la sua giunta non hanno avuto la mia maestra!
Foto: impianto di Spongano
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