lunedì 12 gennaio 2009

L'energia delle alghe

Nel mondo dei maghi esiste l'alga branchia, che una volta ingerita fa spuntare due grosse branchie al giovane Harry Potter consentendogli di nuotare sotto l'acqua. Nel mondo reale invece l'alga ha il potere di produrre energia. L'ultima novità in tema di energia verde e rinnovabile arriva dal mare: si tratta delle alghe di cui si nutrono normalmente i pesci; queste sono talmente piccole nelle dimensioni (5 micron) da essere invisibili ad occhio nudo, ma raccolte in grandi quantità si presentano come un fango verdastro da cui, una volta essiccato, si può estrarre fino al 50% di grassi combustibili. In Italia è stata l'Enea a condurre i primi esperimenti: dagli studi condotti è venuto fuori che le alghe rendono in termini energetici 4 volte più della canna da zucchero, 10 volte più dell'olio di palma e fino a 45 volte più dell'olio di colza. Gli studi evidenziano la produzione di 30 tonnellate di biodiesel per ogni ettaro coltivato ad alghe a fronte delle sei prodotte da una pari estensione coltivata a palma da olio e di una sola tonnellata ottenuta coltivando la colza. Le statistiche riportano che per soddisfare il fabbisogno nazionale di oli combustibili sarebbe necessaria una quantità di terreno pari a due volte e mezzo l'Italia, al contrario, con le alghe in questione si può produrre la stessa quantità di energia occupando solo frazioni di terreni marginali e incolti. Questo è un altro aspetto da non sottovalutare: infatti le alghe riescono a crescere anche in condizioni climatiche avverse. Per quanto riguarda la temuta CO2, il processo di crescita delle alghe non ne produce affatto, al contrario ne assorbe grandi quantità; a differenza degli impianti nucleari le alghe non producono scorie tossiche, tutt'altro, dai residui vegetali si può persino produrre idrogeno. Dopo la spremitura delle alghe (per ricavane i grassi combustibili) restano gli scarti vegetali: dalla fermentazione battrica di un metro cubo di tali scarti si possono produrre fino a 5 metri cubi di idrogeno al giorno. E' chiaro che gli studi stanno andando avanti, gli esperti dell' ENEA stanno cercando di identificare la specie più idonea per uso energetico e i biologi cercano di mettere appunto delle tecniche che inducano una crescita più rapida e un maggior contenuto di lipidi.
La scoperta non è di poco conto, sopratutto se pensiamo alla sfrenata corsa alla ricerca dell' energia pulita che ha portato ad allarmare persino le Nazioni Unite le quali denunciano che il biofuel compete con la sopravvivenza del pianeta; basta pensare al forte aumento dei prezzi di beni di prima necessità come il pane e lo zucchero ma anche all'impoverimento della biodiversità e dei terreni adibiti a monocoltura.
L'idea è buona anzi ottima: le alghe crescono rapidamente, non hanno impatto ambientale sull'ambiente e sono più economiche del petrolio. Qualcuno sta già cogliendo la palla al balzo: la Shell ha scommesso su un grosso impianto situato nelle Hawaii proprio per la coltivazione di alghe e sembra che anche Stati Uniti e Cina ci stiano facendo un pensierino

Fonte: - Alessandra Viola
- L'Espresso

Autore disegno: La Rospa; Titolo: Riccioli di Piante

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Certo sarebbe una svolta epocale, ma spero non finisca male come per il biodiesel. Purtroppo dove c'è l'odore dei soldi i primi a fiutare sono sempre gli speculatori...