La Marzaiola americana atterra ad Ortona e s’incontra con l’Alzavola asiatica. Il Salmerino alpino pullula nelle acque del Fiume Liri, il Riccio orientale attraversa l'Adriatico e viene avvistato sul Tronto.
Lontre, picchi dorsobianco e gufi reali a frotte sulla costa.
Comunicato Stampa del WWF
Che ci fanno in Abruzzo la Marzaiola americana, l’Alzavola asiatica, il Riccio orientale, la Trota marmorata e il Salmerino alpino?
La Giunta regionale abruzzese evidentemente non si deve essere posta questa domanda quando, sollecitata dall’Assessorato ai Lavori Pubblici, ha adottato il Piano di Tutela delle Acque, massimo strumento di pianificazione in questo settore. Un provvedimento che si aspettava da anni e per il quale la Regione aveva affidato uno studio nel lontano 2001 ad un raggruppamento d’imprese formato da Enel Hydro, D'Appolonia S.p.a. e Proger. Dopo anni di attesa e qualche vicissitudine, nell’agosto 2010, la Giunta Regionale è riuscita ad adottare il Piano, ricevendo, peraltro, molte osservazioni dalle associazioni ambientaliste.
Ma al di là delle critiche sugli aspetti tecnici che già evidenziammo in passato, oggi richiamiamo l’attenzione sulle monografie che descrivono i vari bacini abruzzesi: questi studi, infatti, rappresentano una vera miniera d’oro dello strafalcione zoologico e botanico, che in molti casi si trasformano in calembour degni del grande Flaiano. Il tutto parte dalla scelta di usare, nelle schede, i soli nomi scientifici delle specie: iniziativa che conferisce un peso scientifico alle relazioni, ma che alla prova dei fatti si rivela una vera e propria trappola. Così la Giunta regionale abruzzese si inventa un rendez-vous faunistico est-ovest, degno della guerra fredda. Ad Ortona, sul fiume Arielli, la Marzaiola americana e l’Alzavola asiatica si incontrerebbero, accolti sulla costa dal Picchio dorsobianco, specie che quindi sarebbe incredibilmente presente su questo fiume (essendo in realtà confinata al Parco d'Abruzzo e dintorni): un mix talmente straordinario che a pensarci bene potrebbe essere una trovata pubblicitaria per attirare da mezza Europa frotte di birdwatcher.
L’uso dei soli nomi scientifici tira brutti scherzi e fa addirittura passare dal regno animale a quello vegetale: l’incolpevole Gambero di Fiume finisce nell’elenco delle piante del bacino Aterno-Pescara, così come avviene per il raro serpente Colubro di Riccioli, trasformato in un vegetale tipico del bacino del Tordino!
L’uccello Averla piccola, Lanius collurio, vede il suo nome trasformato quasi sempre in un esilarante “Lanius collirio”. È evidente la responsabilità del correttore automatico (e della mancanza di una successiva rilettura), ma per non essere da meno l’estensore si inventa anche un “Lanius collarius” che lascia interdetti in quanto difficilmente può essere chiamato in causa il petulante software. E che dire della Volpe? Il nome corretto Vulpes vulpes diviene un più sinistro “Vulpus vulpus” così come la pianta Pyrola chlorantha diviene clamorosamente “Parola chlorantha”, forse a maledire la sequela di errori che riguardano, appunto, le parole...
A leggere le scheda della Regione Abruzzo sui pesci, poi, il Fiume Liri parrebbe scorrere non tanto in Italia centrale, ma nel profondo triveneto, visto che presenterebbe una fauna dal carattere prettamente alpino. Infatti, guizzerebbero nel fiume ciociaro la Trota marmorata (in realtà inserita con un nome sbagliato, “Salmo trutta mormorata” - un riferimento al Piave? - invece che il corretto Salmo marmoratus), il Salmerino alpino, il Salmerino di fonte, il Temolo e addirittura un rarissimo pesce, il Cobite barbatello. Su questa specie, tipica dell’Adriatico settentrionale, la Regione si supera: è stato citato un nome scientifico non più in uso da decenni (“Cobitis barbatula” invece che Barbatula barbatula), ma l’hanno anche storpiato, facendolo diventare “Cobitus barbatulus”! Anche alla Puzzola, sarà per la sua nomea, storpiano per ben due volte il nome: la prima volta da Mustela putorius a “Mustela potorius”. Ma che sarà mai, una sola vocale! Basta però voltare pagina perché il nome diventi “Fustella puterius”! La Regione Abruzzo non lascia in pace neanche botanici ed entomologi, mettendo in crisi anche le loro più ferree certezze. Gli scienziati alla ricerca del coleottero Rosalia alpina lo ritroveranno tra i pesci del Fiume Sangro. La rarissima Centaurea tenoreana, pianta endemica della Majella, viene inopinatamente scovata dai solerti estensori del Piano anche nel bacino del Tronto! Tornando alla fauna, sempre il Tronto ospiterebbe il Riccio orientale, che finora dai Balcani si era al massimo affacciato in Friuli, e addirittura la Lontra: un’osservazione straordinaria che evidentemente non deve essere stata comunicata al Ministero dell’Ambiente, dato che l’action plan nazionale redatto dai massimi esperti della specie è privo di tale informazione. E ancora, gufi reali comuni come passeri, frotte di picchi dorsobianco e rarissime balie dal collare lungo tutti i fiumi costieri: un vero e proprio paradiso ornitologico... di carta.
Abbiamo voluto scherzare su alcuni dei macroscopici errori contenuti nelle relazioni allegate al Piano di Tutela dell’Acque, pur nella consapevolezza di quanto sia grave che una Regione che si definisce “dei Parchi” abbia varato, proprio nel 2010, Anno Internazionale della Biodiversità, un provvedimento che denoti una tale superficialità nel trattare problemi che riguardano la conservazione del patrimonio naturalistico del suo territorio. Ci chiediamo quale sia stato il livello di attenzione ed approfondimento nella predisposizione del Piano visti i risultati ottenuti su aspetti tutto sommato semplici come l’indicazione delle presenze animali e vegetali. Il Piano di Tutela delle Acque affronta aspetti fondamentali come il calcolo del Deflusso Minimo Vitale per tutti i fiumi della regione ed il funzionamento dei depuratori. Gli errori che abbiamo riscontrato ci confermano nel giudizio fortemente negativo espresso a suo tempo su questo Piano. Il WWF, assieme ad altre associazioni, ha proposto numerose modifiche ad un documento ritenuto del tutto insufficiente per la tutela della biodiversità. È passato oltre un anno dall’adozione del Piano. Le scadenze per gli obiettivi di qualità per le acque fissati al 2015 dall’Unione Europea si avvicinano, ma non vediamo concreti segnali di miglioramento nella gestione delle acque. In questo anno la Regione Abruzzo non ha promosso alcun incontro con le associazioni per definire le modifiche al Piano e darne attuazione, nonostante i numerosi solleciti e le innumerevoli segnalazioni su interventi dannosi lungo i corsi d'acqua. Il WWF lancia un appello affinché il Piano di Tutela delle acque sia modificato profondamente per cogliere gli obiettivi comunitari e perché vi sia un’effettiva partecipazione da parte dei cittadini. Un vero confronto permetterà di giungere a scelte maggiormente condivise ed efficaci (e sicuramente farà correggere errori così macroscopici!).
Sono disponibili via email fotografie di alcune delle specie citate (Picchio dorsobianco, Gambero di Fiume, Lontra) e un brevissimo filmato in HD di Averla piccola. In allegato una delle copertine delle schede monografiche e la relativa pagina interessata.
Al momento del lancio del comunicato le schede monografiche a cui si riferisce il comunicato si trovano sul sito della Regione Abruzzo (LINK)
1 commenti:
...molto interessante! L'anno scorso è stata ritrovata da me e un mio amico dopo molti anni l'Ophrys speculum Link (Ophrys ciliata Biv.). In Abruzzo risultava segnalata in letteratura (Conti et al., 2006) il ritrovamento di un solo esemplare, sempre in provincia di L’Aquila, nei pressi di Pratola Peligna.
Precedentemente, la presenza della specie era stata segnalata per la Pineta d’Avalos (Pescara), “dove è probabilmente estinta per l’alterazione degli habitat dove cresce” (Conti, loc. ult. cit., Conti 1998).
Articolo pubblicato sul G.I.R.O.S. (Gruppo Italiano per la Ricerca sulle Orchidee Spontanee)
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