Il Fucino visto dallo spazio

Un'immagine scattata dallo spazio rivela che la piana del Fucino è la valle più fertile d’IItalia.

Il caffè se inquina che piacere è?

E mentre le pubblicità ci raccontano di aromi sensuali e di luoghi di degustazione simili a boutique francesi, non ci rendiamo conto che preferendo la capsula alla moka non solo paghiamo un caffè 7 volte di più, ma contribuiamo ad inquinare l’ambiente.

La forza dell'uomo è nella verità

Alcuni vorranno toglierci la parola: il manganello può sostituire il dialogo, ma le parole non perderanno mai il loro potere, perchè esse sono il mezzo per giungere al significato e, per coloro che vorranno ascoltare, sono l'affermazione della verità.

PIL:una misura di sviluppo?

Ho sempre pensato che sviluppo e benessere inteso come qualità della vita andassero di pari passo...dunque il PIL è utile nella valutazione della qualità della vita?

venerdì 16 settembre 2011

Nasce il comitato marsicano No powerCrop

Ieri sera a Borgo Incile si è tenuta un' assemblea cittadina il cui scopo era richiamare l'attenzione di molti, vecchi e nuovi amici, sul caso della centrale a biomasse della PowerCrop.

Si tratta  di una centrale di potenza elettrica pari a 32Mw  e di potenza termica  pari a 90 Mw (le dimensioni sono eccessive se consideriamo che si sta parlando di biomasse); una centrale che dovrebbe smaltire circa 300 mila tonnellate di biomasse (pioppelle) INESISTENTI, una centrale che dovrebbe aumentare il traffico pesante (TIR) di ben 800 unità mensili. 

Da dove arriva la biomassa? Ce lo chiediamo anche noi. Inizialmente la Power Crop diceva che gli agricoltori del Fucino si sarebbero messi a coltivare alberi destinati alla centrale, alberi da bruciare per produrre energia! Poi la PowerCrop ha cambiato idea: hanno detto che gli alberi sarebbero stati coltivati nei dintorni dell'aquilano; poi ancora un cambio, questi alberi possono essere reperiti oltre 300 km....
Insomma comprendiamo il maldestro tentativo della Power Crop di cercare in tutti i modi di rendere fattibile l'installazione di questo "abominio", ciò che invece  non comprendiamo è come sia stato possibile che la Commissione VIA della Regione Abruzzo abbia potuto approvare lo studio di Valutazione di impatto ambientale che la società ha presentato, considerando che si tratta di un documento privo di qualsiasi metodologia tecnico-scientifica accettabile e soprattutto non adattabile alla realtà della conca fucense.

Esattamente a un anno dall'approvazione della VIA, da parte della commissione preposta della Regione Abruzzo, si è avuta l'ufficializzazione sul BURA. Alla luce di questi nuovi avvenimenti si è ritenuto opportuno fare un nuovo incontro qui a Borgo Incile, da dove la lotta ha avuto inizio grazie soprattutto all'aiuto del giornalista Angelo Venti e di alcuni amici, sia della borgata che di Luco dei Marsi (comune limitrofo al sito dove dovrebbe sorgere l'impianto).

Per avvisare i cittadini di questa riunione, avevamo inviato un comunicato ai vari organi di stampa, ma l'unica a pubblicare è stata la testa online di MarsicaNews, tutti gli altri hanno pensato bene di tacere...
Tuttavia nonostante questa mancanza "mediatica", l'affluenza è stata molta e piacevolmente inaspettata. Grande partecipazione della cittadinanza di borgo incile, Via nuova e Luco dei Marsi, un pò più scarsa quella dei cittadini di Avezzano, ma ci stiamo lavorando.

Hanno risposto all'appello Italia Nostra (Claudio Palazzi), Italia dei Valori (Antonello Santilli, Lucia Proto), Sinistra Ecologia e Libertà ( Simone Guglietti), Comitato provincia dei Marsi (Attilio Francesco Santellocco e Marco Cerone), Unione dei Marsi (Luca Bielli), l'Associazione Ethnobrain (Stefano Gentile e Lorenzo di Mizio) e Radio Attiva (Dino Speca)
Il mondo Istituzionale era presente nelle figure di Camillo Cherubini, sindaco di Luco dei Marsi, da sempre in prima linea insieme a cittadini di Borgo Incile, i Consiglieri Regionali Giuseppe di Pangrazio, Gino Milano e Daniela Stati, il Vicepresidente del Consiglio Regionale Giovanni D'amico.
Mancava il sindaco di Avezzano Antonio Floris, per via di un altro impegno.

Ognuno dei presenti ha espresso il proprio impegno ad appoggiare la causa e a coordinarci sul territorio in modo da poter fare una comunicazione allargata, concreta e costruttiva e in questo saranno di grande appoggio il WWF e ITALIA NOSTRA.

L’assemblea ha dato vita al Comitato Marsicano “No Centrale PowerCrop” con sede permanente presso la Proloco di Borgo Incile di Avezzano. Il Fucino appartiene alla Marsica tutta, e ogni cittadino ha il dovere di difenderlo. Difendiamo la nostra terra, le nostra economia, la nostra salute, la nostra storia. 

Il comitato è aperto a tutti gli uomini di buona volontà. Chiunque volesse contribuire a dare una mano, è il ben venuto. Potete contattarci direttamente anche attraverso questo blog o presso la proloco di Borgo incile o al mio indirizzo email (seforainzaghi@alice.it).


mercoledì 14 settembre 2011

Assembela a Borgo Incile: Basta Power Crop

Da cinque anni subiamo la prepotenza, le molestie, le minacce e l’arroganza dei padroni della Power Crop che, contro tutti e a tutti i costi, vogliono costruire una megacentrale a biomasse nel posto più inadatto del mondo.
Quest’opera disastrosa sotto tutti i profili (economico, ambientale e sanitario) NON riguarda solo Borgo Incile e dintorni, ma TUTTA LA PIANA DEL FUCINO.
Saranno i padroni della Power Crop, saranno i padroni di tanti soldi, ma non sono e non saranno i padroni delle nostre vite!

Per cacciare via definitivamente questi “predoni” dai nostri paesi e dalla nostra terra, mobilitiamoci tutti.  

Alla luce di nuovi accadimenti, è ora di tornare ad agire. RIPRENDIAMO LA BATTAGLIA!

Primo nuovo appuntamento
Giovedì 15 settembre 2011 alle ore 20.30
presso i locali della Proloco di Borgo Incile
Assemblea popolare
tutti possono intervenire, tutti partecipate!


PS: se la cosiddetta “classe politica” serve ancora a qualche cosa, questa è un’ ottima occasione per dimostrarlo.



Comitato Cittadini di Borgo Incile
                                                                                           Avezzano

martedì 6 settembre 2011

Centrale a biomasse Powercrop: è ora di essere uniti e chiari

Esattamente un anno fa la commissione VIA della Regione Abruzzo espresse il suo parere positivo alla centrale a biomasse della PowerCrop, la quale dovrebbe sorgere nel cuore del Fucino, tutto ciò suscitò sorpresa e incredulità non solo tra i cittadini, ma anche tra i Comuni di Luco dei Marsi (limitrofo al sito dove dovrebbe sorgere la centrale) e Il comune di Avezzano (nel cui territorio ricade la centrale).

Un anno fa entrambi i comuni, quello di Avezzano e quello di Luco dei Marsi, si sono mossi presentando un ricorso al TAR Abruzzo, la stessa strada doveva essere intrapresa anche da noi cittadini, affiancati dalle associazioni agricole e da quelle ambientaliste, ma fino ad oggi non ci si è potuti muovere perché era necessario attendere che il parere espresso dal comitato VIA venisse ufficializzato sul BURA.

Dopo un anno di silenzio, la pubblicazione sul BURA è avvenuta. Questo significa che abbiamo un margine di tempo (esattamente fino al 14 novembre) per muoverci e presentare ricorso al TAR Abruzzo.

A tal proposito ci tengo a smentire le voci che girano in questi giorni: NON è ASSOLUTAMENTE VERO che per il ricorso contro la PowerCrop la competenza sia esclusiva del Tar Lazio e non di quello Abruzzo. Queste notizie inesatte creano confusione e disorientamento tra i cittadini e rendono vano l'impegno di CHI sta lavorando per il nostro territorio.
Per sciogliere ogni dubbio vi riporto di seguito quanto è scritto nell'art. 41 della legge n 99 del 23/07/2009 (leggi testo integrale in pdf):

"Sono devolute alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo e attribuite alla competenza del tribunale amministrativo regionale del Lazio, con sede in Roma, tutte le controversie, anche in relazione alla fase cautelare e alle eventuali questioni risarcitorie, comunque attinenti alle procedure e ai provvedimenti dell'amministrazione pubblica o dei soggetti alla stessa equiparati concernenti la produzione di energia elettrica da fonte nucleare, i rigassificatori, i gasdotti di importazione, le centrali termoelettriche di potenza termica superiore a 400 MW nonchè quelle relative ad infrastrutture di trasporto ricomprese o da ricomprendere nella rete di trasmissione nazionale o rete nazionale di gasdotti".

Lo stesso ribadisce l'art. 135 del decreto legislativo n 104 del 02/07/2010 (leggi testo integrale pdf), in cui è scritto: 

"Sono devolute alla competenza inderogabile del Tribunale amministrativo regionale del Lazio, sede di Roma [...] le controversie di cui all'articolo 133, comma 1, lettera o), limitatamente a quelle concernenti la produzione di energia elettrica da fonte nucleare, i rigassificatori, i gasdotti di importazione, le centrali termoelettriche di potenza termica superiore a 400MW..."

Come potete leggere voi stessi non è il caso della nostra centrale a biomasse che ha una potenza inferiore a quella riportata negli articoli da me citati: esattamente 30 MWe e 90 MWt.
Questo significa che il nostro caso è di competenza del TAR Abruzzo e quindi non sono assolutamente vere le voci secondo le quali i ricorsi presentati a suo tempo dal Comune di Avezzano e quello di Luco dei Marsi non sono validi, al contrario essi sono documenti degni di merito e per tanto vanno appoggiati e supportati anche con l'impegno dei cittadini

Chiarita la questione, prego tutti di unirsi senza "ma"  e senza "se" nella difesa della nostra bella terra. Ora più che mai è necessario che i cittadini della Marsica (non solo di  Borgo Incile), i nostri governanti, tutti i partiti (indipendentemente dal colore) le associazioni agricole e quelle Ambientaliste, nonché tutti i comitati presenti sul territorio si muovano in modo unanime e senza creare inutili dispute di merito e senza insinuare dubbi volti ad alimentare contrasti e confusione.

Chiudono gli ospedali, penalizzano l'agricoltura e in cambio lo sviluppo che ci promettono è rappresentato da un INCENERITORE.

venerdì 2 settembre 2011

Comunicato stampa- - I CITTADINI DI BORGO INCILE: “LA POWER CROP LA SUA CENTRALE NELLA MARSICA NON LA FARA’”.

Contro il parere del Sindaco Antonio Floris, della Giunta e del Consiglio Comunale di Avezzano, città che nel proprio territorio dovrebbe ospitare l’impianto, contro il parere del Sindaco Camillo Cherubini, della Giunta e del Consiglio Comunale di Luco dei Marsi, città limitrofa al sito indicato per l’impianto, contro il parere del Consiglio Provinciale de L’Aquila, espresso nel maggio 2011, contro il parere di tutte le Organizzazioni Agricole (Cia, Coldiretti e Confagricoltura), contro il parere del Corpo Forestale dello Stato, contro il parere degli abitanti di Borgo Incile, con le case “dentro la centrale”, contro il parere delle Associazioni Ambientaliste e della Riserva Naturale regionale del Monte Salviano, contro ogni valutazione di tipo industriale, tecnica ed economica e in ultimo, ma non meno importante, contro il buon senso  ed il buon gusto, il comitato per il VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) della Regione Abruzzo ha dato parere favorevole alla “famigerata” centrale e biomasse della Power Crop.

E’ evidente che il VIA si è adeguato a logiche politiche, clientelari e soprattutto lobbistiche. Basta leggere le scempiaggini che scrive nelle sue valutazioni. Se le avesse scritte direttamente la Power Crop sarebbe stata più prudente.
In ogni caso contro questo parere del VIA abbiamo già avviato un ricorso amministrativo insieme alle organizzazioni degli agricoltori e delle associazioni ambientaliste; nella stessa direzione si sono già mossi i comuni di Avezzano e Luco dei Marsi. 

Confidiamo in una presa di posizione contro l’impianto da parte del Presidente Chiodi, della giunta e del Consiglio Regionale d’Abruzzo. La nostra contrarietà alla centrale Power Crop è irriducibile a prescindere dal parere del VIA e a prescindere dal parere del Tar.
La Power Crop la sua centrale nella Marsica non la farà
Comitato cittadino di Borgo Incile.





sabato 27 agosto 2011

Pasticcio Avezzanese: il restyling di Corso della Libertà, l'Isola che non c'è e il Project Financing




Come accennato nel post precedente, a partire da oggi viene diffuso ad Avezzano un documento ciclostilato ove si critica in modo analitico il progetto urbanistico a firma dell’architetto Paolo Luccioni. Secondo la nostra Amministrazione questo restyling cittano dovrebbe risolvere molti problemi della viabilità avezzanese, dotando la città di parcheggi e di aree pedonali.

Il documento ciclostilato che analizza e muove critiche al progetto-Luccioni è stato redatto dalle Associazioni WWF Abruzzo, Italia Nostra e Comitato Mobilità Sostenibile Marsicana, le quali, dopo attenta analisi, ritenono che dietro le promesse del "miglioramento urbano" si nasconda invece un intervento speculativo che contrasta con il Piano Regolatore Generale e con il Piano Traffico e che provocherà la scomparsa di spazi pubblici, l’aumento del carico urbanistico e del traffico al centro.Per tutti coloro interessati alla lettura potete scaricare il documento direttamente dal blog di Mamma Terra.


lunedì 11 luglio 2011

Una fattoria per il futuro

"Ho sempre pensato che la campagna del Devon fosse il luogo più bello del mondo e per me questa è una fattoria molto speciale, perché è dove sono cresciuta ed è l'unico posto che io abbia mai davvero chiamato casa".

Si apre così il documentario di Rebecca Hosking sui rapporti tra energia, e agricoltura, picco del petrolio, filiera agroindustriale e soluzioni in permacultura. Rebecca è nata e cresciuta in una fattoria del Devon (Inghilterra) e dopo aver intrapreso la carriera di documentarista naturalista, che l'ha portata a girare il mondo, ha deciso di tornare a "casa". 
"L'avanzare di una crisi energetica -dice Rebecca- potrebbe portare a una rivoluzione del sistema agricolo e cambiare per sempre la campagna inglese; questo avrà delle conseguenze su ciò che mangiamo, sulla sua provenienza e sul preoccupante interrogativo se ci sarà abbastanza cibo per tutti, per sopravvivere a tutto questo, la nostra fattoria dovrà cambiare, dovrà diventare una fattoria adatta al futuro".

Negli ultimi decenni ci siamo ritrovati a consumare più petrolio di quello che si preleva, intaccando così le riserve e generando forti impatti a livello ambientale, basta citare i cambiamenti climatici tanto per intenderci.
Dopo il settore dei trasporti, l'agricoltura è il settore più produttivo e inevitabilmente anche quello più energivoro. Mentre fino a un secolo fa gli agricoltori conservavano i semi da un raccolto all'altro, e i fertilizzanti spesso venivano dalla fattoria stessa sottoforma di letame, oggi l'agricoltura industriale ha radicalmente sconvolto il sistema. Ogni prodotto della terra richiede consumo di petrolio: dai macchinari per dissodare la terra, ai fertilizzanti per far crescere le piante, dai pesticidi per proteggerle ai macchinari per raccoglierle, trasportarle e lavorarle. E' indubbio che la rivoluzione agricola ha portato grossi vantaggi in termini di quantità prodotte, ma questi benefici hanno un costo: nel mondo industrializzato usiamo 10 calorie di energia per produrre una caloria alimentare. Un rapporto questo energeticamente e economicamente parlando insostenibile, ma che ci piaccia o no, allo stato attuale delle cose senza il petrolio noi non potremmo mangiare.

A questo punto diventa cruciale non più domandarsi quando e quale sarà il momento esatto in cui il petrolio sarà completamente esaurito, ciò che invece è necessario capire è come effettuare una transizione agroalimentare verso un modello indipendente dai combustibili fossili(pdf) (Consiglio questa lettura).

Indipendentemente dalla lettura che vi ho appena consigliata, vorrei soffermarmi su un argomento per me nuovo, ma molto accattivante. Nel documentario di Rebecca Hosking, una delle strategie proposte in tema di agricoltura e sostenibilità è quella nota come Permacultura sviluppata in Australia nel 1978 da Bill Mollison e David Holmgren. La permacultura insegna a progettare insediamenti umani che imitano gli ecosistemi naturali: ciò vuol dire creare sistemi produttivi che durino nel tempo, che siano sostenibili, equilibrati e stabili; ovvero in grado di auto-mantenersi e rinnovarsi con un basso input di energia. Si tratta di una pratica integrata di progettazione e conservazione consapevole ed etica di ecosistemi produttivi che dà come risultato un ambiente sostenibile, stabile, duraturo, equilibrato ed estetico. Essa utilizza il territorio imitando i legami e le relazioni che si ritrovano negli ecosistemi naturali al fine di avere abbondanza di alimenti, fibre ed energia per coprire le esigenze locali.

Per saperne di più vi lascio alla visione del documentario.


domenica 3 luglio 2011

Il caffè: se inquina che piacere è?


Georges Courtline, celebre poeta, scrittore e drammaturgo francese, a proposito del caffè disse:“ Si cambia più facilmente religione che caffè!


Prendo ispirazione da un articolo di Federica Seneghini pubblicato sul numero 125 di Altra Economia, al fine di cogliere la vostra attenzione e dirottarla su un tema che di fatto è sotto gli occhi di tutti, ma che nella realtà quotidiana è ben celato dalle opportune tecniche del brand management.
La Seneghini scrive: “le capsule usa e getta mandano in pensione la moka”. Secondo i dati forniti da Gfk le vendite delle macchine da caffè in capsule sono aumentate del 21,9% solo nel 2010, a discapito della vecchia e cara moka, le cui vendite si attestano a -14,9%. Sarà merito dell’affascinante Clooney o del simpatico duo Bonolis-Laurentis, o semplicemente è che si corre così tanto da non avere più tempo per un caffè vecchia maniera, fatto sta che quello che prima era un rito adesso si sta trasformando in una sorta di status symbol che fa incassare ai grandi marchi cifre come 2,12 miliardi di euro l’anno (fatturato Nespresso).

E mentre le pubblicità ci raccontano di aromi sensuali e di luoghi di degustazione simili a boutique francesi, non ci rendiamo conto che preferendo la capsula alla moka non solo paghiamo un caffè 7 volte di più, ma contribuiamo ad inquinare l’ambiente. Non ci avevate pensato vero? In realtà neppure io.
Consideriamo l’aspetto economico. Innanzi tutto dobbiamo acquistare la macchina il cui prezzo varia dai 150 € ai 500 € in base al modello e alla marca. Una buona moka, esagerando, può venire a costare intorno ai 25 €. Poi c’è da affrontare la questione capsule. La singola capsula contiene circa 5 gr di caffè e il suo costo si aggira intorno ai 0.40 €. A conti fatti un chilo di caffè in capsula viene a costarci circa 80 €, a fronte dei 10.60 € di un chilo di  miscela classica di caffè equosolidale (che fa bene a noi e a chi lo produce). Non è poi così conveniente per le nostre tasche vero?

Soffermiamoci infine sull’aspetto strettamente ambientale. Una volta utilizzate le capsule vengono gettate nell’indifferenziato (poiché parzialmente contaminate dalla polvere di caffè non è possibile riciclarle) andando a gravare sul problema rifiuti che di questi tempi è fortemente avvertito nella nostra penisola; ma è chiaro che prima di diventare rifiuti le capsule devono essere prodotte e quanto pesa la loro produzione? Il team Rifiuti Zero del comune di Capannori (Lucca) ha condotto uno studio approfondito: per realizzare un chilo di capsule usa e getta occorrono 4 chili di acqua, 2 chili di petrolio e 22 kilowatt di energia elettrica. Considerando che solo nel nostro Paese si consumano un miliardo di capsule da caffè usa e getta, è chiaro che l’impatto ambientale in termini di inquinamento e consumo di risorse ed energia è notevole.

E’ vero, esistono delle alternative come ad esempio le cialde in carta, (quelle proposte da altro mercato) o quelle biodegradabili (quelle proposte da Illy caffè), le quali una volta utilizzate vengono smaltite nell’organico. Si potrebbe persino tentare la strada del “vuoto a rendere”, ma in ogni caso ai costi ambientali ed economici legati alla produzione e trasporto del caffè se ne vanno ad aggiungere altri, anche se minimi. A rigor di logica la soluzione amica dell’ambiente resta ancora e sempre la moka.  

Spesso le mode del momento ci impongono logiche che pensiamo siano nostre, ma che si rivelano frutto di un marketing studiato a tavolino e  che ci spaccia per necessario ciò che in realtà è estremamente superfluo: c’è poi la voce fuori coro, quella che mette tutto in discussione e che porta l’ascoltatore attento a porsi la fatidica domanda: “mi serve davvero?”. E’ questo il punto di partenza per trasformarsi da consumatori passivi a consumatori critici e responsabili attenti alle proprie scelte e ai propri stili di vita.