Di Melissa Di Sano
No alla centrale a biomasse in una zona dove la qualità dell’aria è «quasi ai limiti». Lo dice il Tar del Piemonte con la sentenza 219 del 2011, con cui boccia il ricorso di una società contro gli enti che gli hanno bocciato il progetto. I giudici, affermando l’incompatibilità dell’opera con la qualità dell’aria, chiariscono un punto importante riferendosi alla conferenza regionale dei servizi che autorizza nuovi insediamenti e concede i rinnovi delle autorizzazioni ambientali. La questione investe da vicino la città di Pescara. È appena stata avviata infatti la centrale a biomasse Fater. Un impianto di potenza pari a circa 9 megawatt, autorizzato dalla conferenza regionale dei servizi nel 2009, con il benestare di 13 enti tra cui Comune di Pescara, Asl e Arta. E poi, nell’ottobre del 2010 è arrivata la seconda autorizzazione per consentire un aumento di megawatt. Una doppia autorizzazione concessa quando Pescara era già considerata area di risanamento per la cattiva qualità dell’aria.
Proprio in questi giorni, sul tavolo della conferenza dei servizi c’è un altro caso da valutare. Si tratta della richiesta di rinnovo dell’autorizzazione ambientale integrata (AIA) presentata dalla società Sacci, proprietaria del cementificio di via Raiale. Secondo la sentenza del Tar piemontese, è stato corretto l’atteggiamento della conferenza dei servizi che ha bocciato la realizzazione della centrale nel comune di Castagnole delle Lanze. «La valutazione del progetto di un impianto di produzione di energia elettrica da fonti di energia rinnovabile», si legge nella sentenza, «in sede di conferenza dei servizi, correttamente non tiene in unica e unilaterale considerazione la promozione dello sfruttamento delle fonti di energia rinnovabile avulsa da ogni altro aspetto, dovendosi necessariamente far carico», continuano i giudici del Tar, «in un’ottica di bilancio ambientale positivo della complessiva compatibilità dell’opera con plurime esigenze quali ad esempio quella di tutela della qualità dell’aria. Ciò tanto più, là dove l’area liberamente prescelta dall’interessato, ricade in una zona caratterizzata da valori al limite rispetto agli obiettivi di qualità dell’aria fissati proprio dall’Unione Europea». I magistrati del tribunale amministrativo hanno dato un’indicazione precisa che a Pescara è stata disattesa, visto che l’autorizzazione alla Fater è stata data in una zona definita dalla stessa Regione “rossa” per cattiva qualità dell’aria, con i valori delle polveri sottili ampiamente fuori dalla legge.
«Rimaniamo sconcertati», afferma Augusto De Sanctis del Wwf, «dalla facilità con cui, al contrario di quanto è accaduto col Tar del Piemonte, la Regione Abruzzo non ha tenuto conto, autorizzando la centrale Fater, che a Pescara e dintorni l’aria non è “ai limiti”, ma questi limiti li ha di gran lunga superati: a Santa Teresa di Spoltore addirittura di tre volte. Eppure sono concetti di buon senso», continua De Sanctis, «gli obiettivi legittimi imprenditoriali devono venire meno di fronte all’interesse della comunità. È ora che inizino ad emergere responsabilità sulla mancanza del raggiungimento degli obiettivi imposti dall’Europa sulla qualità dell’aria e sul monitoraggio di alcune sostanze che non lo sono ancora, o i cui dati non vengono pubblicati, come il Pm2,5».
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