Da anni l'Albania vive una profonda crisi energetica. Il 98% della produzione nazionale deriva da impianti idrolettrici, ma ciò non è sufficiente a soddisfare il crescente fabbisogno del Paese. Nel dicembre 2007 Fulvio Conti, amministratore delegato dell'ENEL, firma con il Ministero dell'Economia, del Commercio e dell'energia albanese un memorandum of understanding per lo sviluppo del settore energetico dell'Albania.
Uno dei punti chiave dell'accordo è la costruzione di una centrale elettrica a carbone (1600 MW) nell'area di Porto Romano nei pressi di Durazzo. La centrale verebbe alimentata da circa 4 milioni di tonnellate annue di carbone importato dal sud Africa. Inoltre tale progetto prevede la realizzazione di una linea sottomarina lunga 210 km che attraverserà l'Adriatico in modo tale che l'85% dell'energia prodotta dalla centrale venga trasferita in Italia.
Mi piacerebbe capire come mai, nonstante l'interessamento da parte di altre imprese, come la greca Titan o la tedesca RWE, l'ENEL si sia aggiudicata l'opera senza neppure che sia stata indetta una gara d'appalto internazionale; ma passando oltre e soffermandomi su aspetti puramente ambientali riporto i dati di uno studio congiunto della Ong albanese Eden e del network europeo CEE Bankwatch. Secondo tale studio con la realizzazione dell'impianto le emissioni di CO2 dell'Albania passeranno dalle attuali 5,5 milioni di tonnellate anno a ben 14 milioni di tonnellate. La media di emissioni per persona salirà a 4,6 tonnellate ogni anno, ovvero più di un punto dei valori previsti dal Protocollo di Kyoto per i Paesi non allegati
E' dunque il caso di dire che il nostro Paese invece di aiutare una realtà in via di sviluppo a ridurre le sue emissioni, nel pieno spirito del protocollo di Kyoto, riesce a farle aumentare.
Secondo le osservazioni mosse allo studio di impatto ambientale fornito da ENEL, non solo non si sono prese in considerazione altre fonti energetiche alternative al carbone, ma lo studio stesso non valuta neppure in maniera adeguata le emissioni legate al progetto. Senza contare che solo il 6% della popolazione interessata è al corrente della eventuale realizzazione della centrale ( mi ricorda una storia familiare avvenuta qui nella Marsica, solo che in questo caso l'impresa si chiama PowerCrop).
Allo stato attuale nessuna istituzione finanziaria internazionale sta prendendo in considerazione un possibile prestito per la centrale di Porto Romano sebbene in Albania già esistono attività estrattive finanziate da banche di sviluppo. Il timore resta alto perchè quando si tratta di produrre energia (specie se da rivendere all'estero) le normative ambientali e gli standard internazionali vengono facilmente aggirati anche da quelle istituzioni come la Banca Mondiale che dovrebbero operare nel rispetto dei diritti umani, evitando di contribuire all'ulteriore degrado ambientale del pianeta. Il Parco Vlora, sempre in Albania, ne è un esempio.
In attesa di avere notizie riguardo al futuro di Porto Romano, vi comunico che l'ENEL ha riservato lo stesso destino anche all' Italia: due saranno le centrali elettriche a carbone, quella di Porto Tolle (Veneto) e quella di Torrevaldaliga (Civitavecchia).
Fonte: tratto dall'allegato di altraeconomia "i cinque progetti che devasteranno il pianeta" di Luca Manes
1 commenti:
Ciao Sefora, grazie per la notizia.
BE e' normale che paesi piu' sviluppati vadano ad inquinare i meno sviluppati.
Comunque con tutto il subbuglio che sta succedendo in Nord Africa, ci sara compagnie come l'Enel, che faranno piatto ricco mi ci ficco.
Spero che Questo Mondo cambiera per il meglio presto.
Ciao
Un saluto a te , per il tuo blog molto intessante
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