L'equiseto (Equisetum Arvense): questa pianta comparve su mamma Terra nel Carbonifero -300 milioni di anni fa- molto probabilmente servì da nutrimento ai dinosauri e popolò intere foreste con fusti alti fino a 30 mt. La successiva fossilizzazione portò alla formazione di carboni fossili. E' una pianta erbacea perenne con una lunga radice sotterranea. Non possiede vere e proprie foglie e, essendo una pianta Crittogama come le felci e i licopodi, non produce fiori, per cui la riproduzione avviene per mezzo di spore, che si formano nella spiga all'apice dei fusti sterili. Predilige terreni umidi. Cresce nelle radure e nelle praterie fino a 2000 mt di altezza, ma si può trovare anche nei boschi. Gli gnomi delle montagne, raccontano le leggende, lo impiegavano contro il deterioramento dei denti e contro le carie, ed infatti l'equiseto è un ottimo sbiancante per i denti. L'uso officinale dell'equiseto è fondato sulla sua ricchezza in sali minerali, che servono per reintegrare le riserve di calcio e in particolar modo di potassio. La fitoterapia moderna lo utilizza come potente diuretico mineralizzante, agendo sui glomeruli renali e permettendo l'eliminazione dei liquidi in eccesso. Inoltre è astringente per curare piaghe e ferite.
In passato l'equiseto era chiamato Rasparella, dal latino asper (ruvido, rugoso), ed infatti veniva utilizzato per lucidare i legni e i metalli proprio per la ruvidezza delle sue foglie dovuta alla notevole quantità di silice contenuta.
Fonte:Antonella Fornari ( CAI Calalzo di Cadore)
In passato l'equiseto era chiamato Rasparella, dal latino asper (ruvido, rugoso), ed infatti veniva utilizzato per lucidare i legni e i metalli proprio per la ruvidezza delle sue foglie dovuta alla notevole quantità di silice contenuta.
Fonte:Antonella Fornari ( CAI Calalzo di Cadore)
1 commenti:
Ho un bellissimo ricordo legato a questa pianta: da piccolo mio padre mi portò a fare una passeggiata in riva ad un fiume, era come essere in mondo nuovo per me, la luce del sole filtrava attraverso le fronde degli alberi e l'aria era carica di umidità e profumi intensi. Un airone cenerino, probabilmente spaventato, spiccò il volo proprio sopra le nostre teste spaventandomi anche se rimasi affascinato da quella elegante creatura.
Sotto un grande albero, nel sottobosco vidi proprio queste strane piante, tutte addossate l'una all'altra, quasi a creare un tappeto. Mio padre mi spiegò che si chiamavano equisetum e che erano fra i vegetali più antichi sopravvissuti dai tempi dei dinosauri. Mi piaceva pensare che proprio in quel momento stavo contemplando una cosa così antica e misteriosa, uno scovolino naturale sopravvissuto fino ai giorni nostri! Ancora oggi quando vedo queste piante non posso fare a meno di ripensare a quella bella passeggiata...
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