martedì 29 luglio 2008

L'etica dello sviluppo sostenibile

Noi viviamo una vita folle, contraria ai più semplici ed elementari dettami del buon senso; per salvarci dobbiamo rientrare in noi stessi e risvegliare quel senso e impegno morale che è proprio degli esseri ragionevoli.
Tolstoj

Dal dopo guerra in poi il nostro Paese è cresciuto economicamente, il benessere ha bussato alle nostre porte offrendoci comodità e beni che i miei nonni forse neppure immaginavano, è aumentata l'aspettativa di vita ed è migliorata la qualità della vita, tuttavia l' economia moderna corre ad un ritmo tale che "ci troviamo davanti ad un mondo squinternato" (A. Zanotelli). In tv hanno mostrato le immagini di Pechino, una città di un solo colore, il grigio. Le industrie lavorano a ritmi serrati per produrre ricchezza, una ricchezza che sfrutta le risorse di tutta mamma Terra, ma che a causa di giochi di potere si concentra solo in una parte del pianeta...Il 20% della popolazione globale (il mondo ricco) sfrutta l'82% delle risorse, e a 5 miliardi di persone restano solo le briciole. Dove sta il benessere? L'eccesso ha portato ad un notevole aumento di malattie come l'obesità, i bambini nascono con mille allergie e problemi respiratori, i ragazzi rincorrono mode, il telefonino di oggi domani non andrà più bene e il valore e il significato delle cose si perde. La questione centrale non è il dover negare i vantaggi che lo sviluppo economico ha portato, ma bensì cercare di limitare gli eccessi, gli sprechi e creare un equlibrio economico e sociale che non sia per pochi eletti, ma per l'intera umanità. L'uomo deve ritrovare il senso dell'essere e incamminarsi sulla via della responsabilità verso la società umana e la natura in cui vive, questo vuol dire costruire un intimo rapporto tra uomo e ambiente: "questa ’intima connessione genera, il diritto umano all’ambiente, ma anche riconosce un vero e proprio diritto della natura, considerata come la “vita in tutte le sue manifestazioni”(Vincenzo Pepe).

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