martedì 4 marzo 2008

La farmacia di mamma Terra: il biancospino

Più terso, nel sole oggi, nel vento odi, tra profumi di viole, di candide salvie, frangersi su bianche di biancospini siepi spinose sono festoso d'antichi bronzi slegati.
(Franco Maria Castellani)

Il nome di questa pianta deriva dal latino "alba spina" ovvero "spina bianca": nel periodo della fioritura, infatti, la pianta appare bianca di piccole corolle, ma i suoi rami sono protetti da lunghe spine. Il biancospino (Crataegus monogyna Jacq.) appartenente alla famiglia delle Rosacee è una pianta a portamento arbustivo o cespuglioso di orgine euroasiatica. E' largamente diffuso in tutta Italia dalla pianura alla montagna (quota 1500 mt). Si trova un pò ovunque, luoghi incolti, siepi, boschi, e in particolare predilige i terreni calcarei. Fiorisce tra aprile e maggio. Quelli che sembrano frutti, ovvero i pomi tondeggianti di colore rosso-bruno, in realtà sono falsi frutti, poichè nella loro polpa contengono 1 o 2 semi che sono i veri frutti della pianta.

I fiori e le foglie in infuso, in decotto o in tintura madre svolgono una fortissima azione sedativa e ansiolitica: infatti possono essere prescritti a chi soffre di insonnia e utilizzati come calmanti. Poichè i fiori posseggono proprietà vasodilatatrici, vengono usati anche nei disturbi del ritmo cardiaco: infatti regolano il ritmo e la forza di contrazione del muscolo cardiaco ed esercitano un'azione sedativa sugli ipertesi e gli arteriosclerotici. I frutti, ricchi di vitamina C, hanno proprietà antidiarroiche e astringenti. Ma non è tutto: durante il mese di novembre o nei mesi di febbraio-marzo si raccoglie la corteccia e la si fa seccare al sole. Facendo un decotto con corteccia, frutti e infuso di fiori si ottengono un ottimo colluttorio, che funge da antiinfiammatorio del cavo orale. Fiori e foglie possono essere applicati in dermatologia poichè esplicano un'azione astringente e rinormalizzante delle pelli grasse.

Curiosità: anticamente la polpa dei frutti del biancospino veniva mescolata alla farina per fare il pane e renderlo più morbido e saporito.
Grazie all'antica leggenda di Giuseppe di Arimatea (secondo la quale, giunto in Inghilterra aveva piantato il suo bastone che miracolosamente si trasformò in biancospino e accanto ad esso Giuseppe costruì la prima chiesa), in Inghilterra questa pianta era molto diffusa e utilizzata per cintare i campi: oggi purtroppo queste siepi sono quasi scomparse e sotituite da recinzioni in filo di ferro. Inoltre sembra che i ragazzi di campagna indicassero i biancospini con "bread and cheese" perchè ne mangiavano le giovani foglie dal caratteristico sapore di noce.

Nella tradizione pagana i romani avevano dedicato questa pianta alla dea Maia, casta e protettrice di maggio (da qui si ha la cristianizzazione e la consacrazione di questa pianta alla Madonna). Secondo i costumi latini in questo mese non ci spoteva sposare e se proprio lo si doveva fare, bisognava bruciare i rami della pianta per placare l'ira della dea.
I greci adornavano gli altari con questi rami durante i matrimoni.
La ninfa Carna possedeva un ramo di biancospino fiorito per scacciare i mali dalle soglie delle case: infatti la ninfa violata dal dio Giano ottenne in cambio della perdita della sua verginità la capacità di tutelare gli usci delle case. Ed ecco perchè greci e romani in segno di omaggio e augurio benevolo appendevano i rami di biancospino sugli usci delle case delle giovani spose.

Fonte: Marta Villa (CAI di Feltre)
Giorgio Batini "le radici delle piante"

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